Spazi indipendenti a Roma, una raccolta di voci

2021, Espoarte.
Di Maria Vittoria Pinotti

Era il 1880 quando a Parigi si inaugurava la quinta mostra impressionista, anche nota come “Exposition d’artistes indépendants”. Émile Zola, sul periodico Le Voltaire scrive un saggio, sulle ragioni che condussero gli artisti ad organizzarsi in forma autonoma: «in questi ultimi anni è caduto sotto i nostri occhi un esempio molto interessante e istruttivo. Mi riferisco alle esposizioni indipendenti di un gruppo di pittori che sono stati chiamati “impressionisti”. […] Voglio parlare del tentativo fatto di organizzarsi liberamente».1
L’iniziativa descritta da Zola, di cui si aveva avuto un primo approccio nel 1863 con l’organizzazione del Salon des Refusés, sarà condizionante per il futuro sistema dell’arte che amplierà la propria sfera d’azione con canali espositivi diversi da quelli ufficiali. Il contesto di queste iniziative indipendenti daranno un apporto rilevante all’orientamento delle tendenze artistiche e alla ridefinizione dei rapporti tra pubblico e gli artisti.

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/OMBRELLONI, Studio view di Arianna De Nicola, Alessandro Calizza, Cristallo Odescalchi, Luca Mamone, Alessandro “Scarful” Maida, Kirizia Galfo, Courtesy /OMBRELLONI
/OMBRELLONI, Studio view di Arianna De Nicola, Alessandro Calizza, Cristallo Odescalchi, Luca Mamone, Alessandro “Scarful” Maida, Kirizia Galfo, Courtesy /OMBRELLONI