No(W) Regrets, l’arte che trascende l’ombra del passato

2016, DailySTORM.
Intervista di Giorgia Basili

Una mostra che cerca di andare oltre la tradizione, senza rinnegarne gli insegnamenti e mirando all’ibridazione tra antico e moderno

Oggi, giovedì 17 Marzo, inaugura NO(W) REGRETS, dalle ore 18:00 presso il MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea nel cuore de La Sapienza. La mostra rappresenta la prima uscita ufficiale per  ULTRA, gruppo formato da quattro artisti: Alessandro Calizza, Cristiano Carotti, Desiderio e Marco Piantoni pronti a portare un vortice di novità nella Città Universitaria. L’esposizione, curata da Tommaso Zijno, intende porre l’attenzione sull’odierna condizione dell’arte e della società in cui pone le radici. I timori reverenziali vengono spodestati (no regrets, nessun rimpianto). Il “now” è un’esortazione sovrana: teniamo di conto il passato, ma guardiamo all’immediato! Il presente scalpita per sfuggire alla nostra morsa, gli ULTRA vogliono oltrepassare, senza by-passare le espressioni, le concezioni artistiche lasciateci in eredità. Per l’occasione abbiamo intervistato gli artisti del gruppo ULTRA, scoprendo così quali sono i punti in comune tra i quattro e quali le “divergenze”.

Quale messaggio vuoi comunicare tramite le tue opere? 
Calizza: Una delle tematiche di NO(W) REGRETS a mio avviso è quella di lanciare un allarme: l’essere umano infatti sta rischiando di distruggere ciò che di più bello ha conquistato fino ad oggi, a livello personale e sociale; e sembra quasi che questo non lo preoccupi. Mi auguro che il messaggio arrivi, che stimoli la curiosità e che le persone si pongano delle domande su cosa stiano guardando. Spero che l’osservatore possa provare sintonia e riesca a cogliere, attraverso i miei lavori, gli stimoli e lo stato d’animo che mi hanno influenzato durante l’esecuzione. Credo che debba essere l’opera a fare il primo passo, ma il rapporto che si instaura poi è paritetico. Spero che chi entra in contatto con l’opera in un secondo momento abbia poi la voglia di andare più a fondo e analizzarne tutti i livelli di significato. In una società sovraccarica di messaggi, vuoti e “urlati”, l’opera deve riuscire a sovrastare il rumore, è vero, ma poi deve anche avere qualcosa da dire.
Carotti: Spesso quando costruisco un site specific come quello realizzato per questa mostra cerco di dare un impatto forte. Ho scelto, come spesso mi capita di chiamare in causa l’Apocalisse di San Giovanni. Mi piace mettere in relazione il quotidiano, i nostri giorni con le simbologie bibliche e le immagini archetipiche e mitologiche. Apocalisse si può tradurre come “rivelazione” o “scoperta” e sta ad indicare qualcosa che è nascosto agli occhi di tutti e che prima o poi verrà alla luce quindi, ben venga per NO(W) REGRETS un messaggio apocalittico.

Piantoni: Credo che l’arte debba raccontare il periodo storico nella quale è stata creata. Con la mia arte cerco di affrontare temi che hanno un valore sociale, che sono intrinseci nella società nella quale viviamo. Poter offrire un punto di vista differente su temi a noi comuni come il consumo di carne di maiale, la lotteria, i gratta e vinci, il denaro. È importante per tentare di sensibilizzare le persone riguardo alcuni temi che, spesso, vengono sottovalutati e allo stesso tempo mi permette di raccontare aspetti caratteristici della nostra società. In questo concetto risiede il mio messaggio. All’interno della mostra ci saranno anche due miei lavori datati 2012 che si discostano un po’ dai lavori attuali. Un peluche gigante lasciato abbandonato a se stesso e The death of Peter Pan sono lavori pensati e fatti all’età di 23 anni appositamente per la mia prima mostra personale dedicata all’infanzia. Non mi rispecchio più al 100% in questi lavori ma, mi sembrava interessante poterli riproporre in uno spazio frequentato soprattutto da studenti giovani.
Desiderio: Le tele che porto in mostra sono realizzazioni passate che racchiudono parte del mio immaginario. Ho deciso di unirle in questo contesto per riformulare una nuova opera.

Considerando le vostre differenze stilistiche e la vostra personalità artistica, cos’è “ULTRA” per voi? Qual’è il rapporto che vi unisce?
Calizza: ULTRA è qualcosa di indefinito e forte, come un’amicizia. È nato come gruppo, spontaneo e naturale, ci è capitato di lavorare insieme e ci divertiamo molto. Con Cristiano Carotti avevamo già collaborato per la mostra “Surreality Show” a Roma e poi a Venezia. Ho conosciuto Marco Piantoni e Desiderio tramite Carotti e tutti e quattro esponiamo presso la Galleria GC2 Contemporary di Terni e questo ha rafforzato il nostro  rapporto. Ognuno di noi ha un’identità forte e ben definita che emerge ogni volta che ci confrotiamo per un’allestimento o nell’ideazione di una mostra ad esempio, ma al contempo mi piace che ci sia una visione e un modo di vivere l’arte che ci accomuna.
Piantoni: Ultra è la voglia e il desiderio di creare qualcosa di bello, interessante e soprattutto è la voglia di farlo insieme, senza egoismi e menefreghismo che spesso caratterizzano il mondo dell’arte e degli artisti.
Desiderio: Potrei dirne molte, o filosofeggiare però la sintetizzo con un personaggio della Warner Bros: Tazmania. Un insieme di cose si che muovono in un vortice di follia.
Carotti: Un modo per identificare un sentire ed un procedere comune. E’ anche una presa di posizione, prima di tutto verso noi stessi, perché nell’era dell’individualismo è ora che si riscopra, se pur tra mille difficoltà, una vera dinamica di gruppo. Ti assicuro che non è facile, proprio perché ci stiamo disabituando sempre di più a questo. Fare arte in gruppo è una presa di posizione politica e lo è anche qualche vaffanculo che ogni tanto vola tra di noi.

No(w) Regrets! Quali sono i rimpianti che vorreste scacciare?
Carotti: Apparteniamo ad una generazione piena di rimpianti. Siamo figli di una società in profonda crisi economica e immersa in una sorta di “nuovo medioevo” culturale. Ma credo che l’errore più grande sarebbe quello di crogiolarsi e autocommiserarsi in questa condizione di apparente impotenza. L’unico modo per non avere rimpianti è quello di continuare a provarci, continuare a fare cose belle.
Calizza: Spero di non averne mai. Magari qualche rimorso, come chiunque, ma rimpianti non ne ho. Fortunatamente ho sempre avuto la possibilità e la forza di seguire le mie scelte e di ricevere un grande sostegno dalle persone a me vicine. Questo penso sia il primo passo per non avere rimpianti; il difficile poi, soprattutto in un mondo come quello dell’arte, è restare fedele a queste scelte. Essere coerenti non è semplice in un contesto dove spesso le decisioni vengono prese basandosi su considerazioni e calcoli che nulla dovrebbero avere a che vedere con il proprio percorso artistico. Se però si hanno la forza e il coraggio di seguire sempre la propria Visione, allora difficilmente poi si avranno dei rimpianti. Il nostro compito è scardinare alcune strutture e cercare di ricavare il nostro spazio, il nostro angolo di comunicazione.